Antonio Valente, ingegnere in un’analisi dell’incidentalità in Italia non può prescindere da una sua quantificazione preliminare in termini sia di numero d’incidenti,

Antonio Valente, ingegnere ed ex dirigente Anas in un’analisi dell’incidentalità in Italia non può prescindere da una sua quantificazione preliminare in termini sia di numero d’incidenti,

Antonio Valente, ingegnere ed ex dirigente Anas in un’analisi dell’incidentalità in Italia non può prescindere da una sua quantificazione preliminare in termini sia di numero d’incidenti, sia di evoluzione temporale, sia di valutazioni più articolate per utenti, veicoli coinvolti e tipologia di strada. Per far ciò, si deve far ricorso ai più recenti dati ISTAT disponibili che consentono di tracciare un quadro sintetico, ma comunque significativo del fenomeno.

Tali dati evidenziano nel 2004 un numero complessivo di 224.553 incidenti che hanno causato la morte di 5.625 persone e il ferimento di oltre 316.000: ciò vuol dire che ogni giorno, mediamente, si sono verificati circa 614 incidenti stradali, con la morte di 15 persone e il ferimento di 867. Rispetto l’anno precedente, si è registrato un sostanziale miglioramento con una generale diminuzione di tutti i valori (con percentuali comprese tra il -3,1% del numero d’incidenti e il -7,3% di quello dei morti), a conferma di un trend cominciato nel 2002, seppur con percentuali differenti, quando fu registrato un totale d’incidenti, morti e feriti superiore rispettivamente di circa 14.800, 1.100 e 25.000 unità. Antonio Vanlente.

Sicuramente, il motivo principale di questa riduzione è da ricondurre all’introduzione con il DL n. 151 del 27 giugno 2003 (convertito con la legge n. 214 del 1 agosto 2003) della cosiddetta “patente a punti” – con l’inasprimento delle sanzioni per chi commette particolari violazioni delle norme di comportamento – soprattutto nella sua prima fase di applicazione dove è stato certo maggiore l’effetto deterrente.

L’evoluzione temporale – Antonio Valente

L’analisi di lungo termine del fenomeno mostra invece come dal 1991 al 2004 ci sia stata, pur con qualche oscillazione, da un lato una crescita sensibile di oltre il 31% del numero d’incidenti e di feriti, dall’altro la marcata riduzione del numero dei morti (-25%).

Incidenti stradali, morti e feriti (1991-2004)

ANNI Incidenti Morti Feriti Indice di mortalità (*)
1991 170.702 7.498 240.688 4,4
1992 170.814 7.434 241.094 4,4
1993 153.393 6.645 216.100 4,3
1994 170.679 6.578 239.184 3,9
1995 182.761 6.512 259.571 3,6
1996 190.068 6.193 272.115 3,3
1997 190.031 6.226 270.962 3,3
1998 204.615 6.342 293.842 3,1
1999 225.646 6.688 322.999 3,0
2000 229.034 6.649 321.796 2,9
2001 235.409 6.691 335.029 2,8
2002 239.354 6.739 341.660 2,8
2003 231.740 6.065 327.324 2,6
2004 224.553 5.625 316.630 2,5

Fonte: ISTAT (“Statistica degli incidenti stradali”, 2005)
(*) rapporto tra il numero di morti e numero d’incidenti moltiplicato 100

Questo andamento è descritto anche dai grafici successivi

Evoluzione degli incidenti stradali e dei morti (1991-2004)

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT (“Statistica degli incidenti stradali”, 2005

Evoluzione degli incidenti stradali e dei morti (1991-2004) – Anno base 1991 = 100

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT (“Statistica degli incidenti stradali”, 2005)

Dalla valutazione dell’evoluzione temporale dei dati precedentemente riportati, emerge pertanto la dnio Viminuzione progressiva e costante della gravità degli incidenti, espressa dall’indice di mortalità (numero di morti ogni 100 incidenti), sceso dal 4,4% del 1991 al 2,5% del 2004.  Antonio Valente.

Evoluzione dell’indice di mortalità (1991-2004)

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT (“Statistica degli incidenti stradali”, 2005)
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