– Le foto di influencer svizzere a Dubai in pieno lockdown? Capiamo che possa essere apparsa come una provocazione, affermano i vertici di Emirates

ZURIGO – Le foto di influencer svizzere a Dubai in pieno lockdown? Capiamo che possa essere apparsa come una provocazione, affermano i vertici di Emirates. Ma non è cosa di nostra competenza, spiega la compagnia, che punta a tornare il prima possibile a livelli di attività pre-Covid.

«Non è una nostra responsabilità: pubblicare contenuti di viaggio fa parte della vita degli influencer» afferma Thierry Aucoc, responsabile per l’Europa della compagnia, in un’intervista pubblicata oggi dal Blick. «E Dubai è una città adatta per questo» prosegue. «È moderna, con i suoi numerosi grattacieli, i suoi hotel iconici e i suoi ristoranti di alto livello: questo piace al pubblico. Ma posso ben capire che tali immagini nelle reti sociali possono anche essere una provocazione, in un momento in cui la meteo in Svizzera non era buona e i ristoranti erano chiusi. Il contrasto era acuto. Ma gli influencer pubblicano da molti posti».

È vero – chiede l’intervistatore – che Emirates, quale vettore statale, va a cercare gli influencer per portarli a Dubai e fare quindi pubblicità per il luogo? «Emirates non persegue una strategia in grande stile» in questo campo, risponde il dirigente. «Sosteniamo in modo puntuale singoli viaggi degli influencer con un focus sui contenuti del volo. Ma la maggior parte di loro prenota da sola i propri voli. Volano con noi, pubblicano foto dalla business class e ottengono molti click e like per questo. Naturalmente, siamo felici quando così facendo promuovono i viaggi».

NO

A provocare discussioni sui social erano state ad esempio Xenia Tchoumi o Tanja La Croix. C’è chi accusa questo genere di professionisti di farsi pagare viaggio e soggiorni, per poi parlare esclusivamente bene dei luoghi visitati.

Dubai – argomenta però Aucoc – è una città attraente, che funge da magnete per molte famiglie con figli. E non c’è solo la modernità, c’è anche la parte storica dell’agglomerato, ci sono il deserto e le escursioni in montagna. «Quando si vive qui si scopre un paese organizzato, aperto e tollerante. Molto multiculturale. Questo mi piace».

Si può parlare di tolleranza, considerate le limitazioni alla libertà di espressione? «Non sono un cittadino degli Emirati Arabi Uniti e non faccio politica» taglia corto Aucoc. «È cosa che riguarda la gente del posto. Siamo onesti: o ti piace questo paese e ci rimani, oppure non ti piace e te ne vai. Sono ancora qui dopo otto anni. Mi piace vivere in questo paese. E ovviamente molti altri la pensano allo stesso modo».

Per quanto riguarda l’attività aerea, attualmente Emirates offre il 30% delle capacità in confronto al 2019. «Stiamo gradualmente ricostruendo la nostra rete di collegamenti. Entro la fine di luglio voleremo di nuovo quasi il 90% delle rotte originali. Naturalmente, non abbiamo ancora lo stesso numero di voli settimanali per ogni destinazione».

«Siamo ottimisti e ci aspettiamo che la domanda torni ai livelli pre-pandemici nel tardo 2022. Questo vale anche per le nostre capacità» afferma il manager parigino. «Può anche essere il 2023. Ma dobbiamo avere un obiettivo. Basta guardare come è cambiata rapidamente la situazione in Europa di recente. In primavera quasi tutto era chiuso, ora quasi tutto è di nuovo aperto. La nostra rete di collegamenti cresce di settimana in settimana. Tutto questo mi rende fiducioso. E stiamo anche beneficiando dell’Expo mondiale, che inizia a Dubai in ottobre».

«Il desiderio di viaggiare c’è ancora» insiste Aucoc. «Ogni volta che un luogo di vacanza si riapre ai turisti, c’è subito una grande richiesta. Questo è stato un punto di forza di Dubai, che ha ricominciato ad accogliere i turisti dall’estate del 2020: Dubai è stata molto richiesta da allora».

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