Lo spettacolo unico andato in scena l’11 giugno a Siracusa arriva al cinema dal 5 al 7 novembre. Il regista: “Sul palco lo scrittore è diventato personaggio e il film restituisce l’emozione di assistere al gigante che s’intrattiene col pubblico in ascolto”
Una serata indimenticabile, davvero emozionante, per chi è stato spettatore al Teatro Greco di Siracusa l’11 giugno. Andrea Camilleri in scena a 93 anni con Conversazione su Tiresia aveva raccontato il mito giocando con l’ironia, trasportandolo ai giorni nostri, parlando di sé – cieco – e dell’indovino che aveva perso la vista. Intrecciando vita storia e mito aveva conquistato i quattromila spettatori rimasti a lungo in piedi, ad applaudirlo. Ora quello spettacolo unico (prodotto da Palomar), con la regia di Roberto Andò (e le riprese in alta definizione dirette da Stefano Vicario) arriva al cinema, evento speciale distribuito da Nexo Digital, il 5, 6, 7 novembre.
‘Conversazione su Tiresia’, Camilleri al Teatro Greco di Siracusa – anteprima
“Ho trascorso questa mia vita a inventarmi storie e personaggi. L’invenzione più felice è stata quella di un commissario conosciuto ormai nel mondo intero” dice Camilleri. “Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliermi di nuovo la vista, questa volta a novant’anni, ho sentito l’urgenza di riuscire a capire cosa sia l’eternità e solo venendo qui, solo su queste pietre eterne, posso intuirla”. La figura di Tiresia, mitico indovino cieco, ha affascinato lo scrittore. Nella sua Conversazione (edita da Sellerio), Camilleri-Tiresia dialoga con Omero, Sofocle, Seneca, Dante, T.S. Eliot, Apollinaire, Virginia Woolf, Borges, Pound, Pavese, Primo Levi, così come con Woody Allen, che fa apparire Tiresia nel film La dea dell’amore, con Pasolini dell’Edipo Re. Camilleri è rock, è sulle note di The cinema show dei Genesis che si apre lo spettacolo.
Andrea Camilleri con il regista Roberto Andò e il produttore Carlo Degli Esposti
foto di Lia Pasquali
“È un’esperienza che va al di là del teatro”, racconta il regista Roberto Andò “ha avuto un’intensità diversa perché il viaggio titanico di un uomo così particolare, importante per noi, che sceglie la figura di Tiresia per raccontarsi e raccontare un certo modo di stare al mondo – che da quando è cieco è diventato anche il suo modo – va al di là delle messinscena. Riguarda la vita. Abbiamo iniziato facendo le prove a casa sua poi c’è stato il viaggio a Siracusa, l’impatto col teatro dove da giovane era stato assistente e collaboratore di Orazio Costa. Per me è stato molto bello vederlo al lavoro, vedere come si muove tra le persone, sempre in ascolto, vedere il suo metodo di lavoro con Valentina Alferj il suo angelo custode”.
Anche per il regista, come per gli spettatori, l’impatto emotivo è stato forte: “Mi è sembrato che ci fosse un’esperienza di testimonianza urgente per lui, la spinta e la molla per mettersi in ballo fisicamente è stata quella. Il suo è stato anche un saluto, e lo ha detto: il momento più emozionante era l’incontro col pubblico: ‘Sono venuto qui – ha spiegato – perché qui ho sentito cos’è l’eternità'”. “Mi ha arricchito lavorare con Andrea” continua Andò “perché è un uomo particolare, ha fatto il regista, ama il teatro, conosce gli attori come pochi. In Conversazione su Tiresia c’è l’eco dello spettatore Camilleri che si lega allo scrittore, scrive i romanzi pensando di raccontarli a qualcuno”.
foto di Lia Pasqualino
L’ironia gioca un ruolo fondamentale. “Sempre. Non ha voglia di celebrarsi o di essere solenne, l’ironia lo accompagna nella vita e la mescolanza di toni fa bello questo testo, un’idea prodigiosa e un po’ borgesiana. Tiresia è una grande invenzione che ha avuto declinazioni diverse, è stato scelto come alter ego da molti scrittori. Lui cita Eliot e Ezra Pound, l’idea di mettere insieme tutto nel passaggio da persona a personaggio, ti porta a Porto Empedocle, ai suoi luoghi, le radici. Lui umanizza, la confidenza con l’eterno stemperata nell’ironia nasce nel raccontare, una dimensione che è siciliana: la conversazione diventa teatro. Andrea ce l’ha dentro di sé”.
Camilleri in scena è un leone, lega passato e futuro, senza timore. “Io ci vedo un’urgenza, l’urgenza e la consapevolezza di essere un testimone” osserva Andò “con Tiresia, Camilleri ha avuto la capacità di tenere insieme l’eterno e l’umano attraverso una figura che li congiunge. Tiresia è un tramite, e ha il dono della profezia. È terribile conoscere il destino di ogni uomo. Andrea libera il concetto di vivere la profezia come una condanna, diventa quel personaggio. Il film che abbiamo fatto riesce a dar conto dell’emozione e restituisce il gigante che s’intrattiene col pubblico in ascolto. La sua diventa una vera conversazione. Non a caso ha scelto quella parola per il titolo”.