Tomas Maier lascia Bottega Veneta dopo 17 anni

Dopo 17 anni di collaborazione, Tomas Maier lascia Bottega Veneta, il marchio del gruppo Kering di cui era alla guida creativa dal 2001. Lo stilista tedesco, nato nel 1957 a Pforzheim, nel 1997 aveva lanciato negli Stati Uniti la sua collezione eponima. Nel 2013 il marchio è stato oggetto di una joint venture fra Kering e lo stesso Maier, con l’obiettivo di svilupparlo.

 

Maier ha segnato il rilancio di Bottega Veneta, fondata nel 1966 a Vicenza da Michele Taddei e Renzo Zengiaro ed entrata a far parte del portfolio del gruppo francese nel 2001 tramite l’acquisizione di Gucci group. Sotto la sua guida creativa, Bottega Veneta ha visto evolvere il suo dna di alto artigianato in essenza di un brand globale. “E’ soprattutto grazie a Tomas se Bottega Veneta è diventata la maison che è oggi – afferma François-Henri Pinault nella nota di commiato di Kering -. Gli sono molto grato e lo ringrazio personalmente per il suo lavoro, e per l’eccezionale successo che ci aiutato a raggiungere”.

Eppure, ultimamente l’alchimia che aveva portato a questo successo si era come esaurita. Nel primo trimestre 2018, rispetto ai brand “star” del gruppo francese, cioè Gucci e Saint Laurent, cresciuti rispettivamente del 37,9 e del 12% rispetto a un anno prima, Bottega Veneta aveva confermato la sua fase di difficoltà, in termini di ricavi, che avevano segnato un -6,8%. “Il miglioramento del piano di Bottega Veneta è in corso”, si leggeva in una nota del gruppo. Nel 2017 il marchio aveva avuto un fatturato di 1,176 miliardi, cifra quasi invariata rispetto all’1,173 di un anno prima. Mentre Gucci e Saint Laurent erano in costante e importante crescita.
Maier ha lavorato a stretto contatto con il nuovo ceo Claus-Dietrich Lahrs, arrivato nell’ottobre 2016, dopo l’addio di Marco Bizzarri che aveva lasciato il marchio per passare con lo stesso ruolo a Gucci e dar vita al “dream team” con Alessandro Michele. Insieme, i due italiani sono riusciti a conquistare i difficili quanto preziosi Millennials, la fascia di consumatori trentenni del lusso che Bottega Veneta, finora, ha fatto fatica a intercettare. Anche la recente scelta di Louis Vuitton per il menswear, ricaduta su un creativo vicino allo streetwear come Virgil Abloh, sembra essere stata operata in questa direzione.

Così, l’addio di Maier si potrebbe spiegare come una conseguenza della volontà di rinfrescare un brand pensato dalla stessa mente per 17 anni, oggi equivalenti quasi a un’era geologica in termini di permanenza di un direttore creativo alla guida di un marchio, sottoponendolo a una sorta di cura antiage. Il rinnovo del retail concept, lanciato con il mega flagship di New York inaugurato a febbraio, aveva (anche) questo scopo. La nota del bilancio 2017 di Kering sembrava predire tutto questo: “Il 2018 sarà un anno in cui per Bottega Veneta si aprirà una nuova fase. Il brand continuerà nella sua strategia di innovazione e di rinnovamento dei negozi. L’obiettivo è offrire freschezza per ai clienti esistenti ma anche parlare a clienti più giovani, fornendogli una coinvolgente esperienza omnichannel”.

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