Zegna, l’arte sartoriale di Alessandro Sartori sfida la gravità

La presenza della moda maschile a Milano continua a contrarsi. La fashion week ormai è ridotta ad un lungo weekend. Se la situazione generale, con le numerose migrazioni sul calandario della donna per gli show “co-ed” e alcune defezioni, appare preoccupante, non c’è da disperare del tutto. Gli affezionati rimasti in loco – pochi, ma buoni – sostengono Milano con una forza, se possibile, doppia rispetto al passato.

Alessandro Sartori, direttore artistico di Ermenegildo Zegna, baluardo incrollabile di italianità autentica – intesa come gusto naturale del bello e amore per la manualità artigiana – è, tra tutti, il più ostinato. Da che ha preso in mano le redini di tutte le linee del gruppo, concentrando la propria verve di sperimentatore gentile sulla Couture, ha accompagnato l’evoluzione del lavoro stilistico ad un attento percorso urbanistico volto a rivelare al pubblico costruzioni e luoghi sorprendenti della città. Lo show Ermenegildo Zegna Couture che ha aperto Milano Moda Uomo si è svolto ad esempio a Segrate, nella sede della Mondadori: un edificio maestoso quanto leggero, cui si accede attraversando una passerella di cemento sospesa tra due specchi d’acqua, che la famiglia Mondadori commissionò all’architetto brasiliano Oscar Niemeyer nel 1968, e che fu completato nel 1975.

Sartori non lascia nulla al caso: dalle date all’architettura, tutto torna nel suo disegno globale. «Le mie collezioni nascono sempre da una sfida tecnica – racconta -. Questa stagione ho lavorato intorno all’idea del volume senza peso, ritrovando lo stesso carattere in questo edificio monumentale che però appare come sospeso sull’acqua. È un luogo così singolare che non sembra nemmeno di essere a Milano. E mi è parso proprizio che il progetto fosse del 1968: è stato infatti in quell’anno che il lanificio Zegna ha lanciato la linea di abbigliamento». La numerologia è pura cornice. Nella collezione non c’è alcun elemento nostalgico, men che mai sessantottino. Al contrario, Sartori è fermanente intenzionato a propellere l’arte sartoriale nel presente e ancor più nel futuro, aggiornando forme e funzioni d’uso senza rinunciare alla bontà del lavoro manuale.

La collezione è la sua prova più energetica e vitale dal ritorno in Zegna. L’idea del volume senza peso si traduce in forme generose e scattanti sulle quali i mix di reti e le disegnature cinetiche accentuano con eleganza l’effetto performance, e cui i colori naturali con rialzi di rosa, verde pallido e giallo danno vivacità.«I tempi che viviamo richiedono neologismi sartoriali – conclude Sartori –. Il mio nuovo abito mescola giacca formale e pantaloni sportivi, oppure anorak e pantaloni sartoriali».

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