Expo Dubai 2021: date, biglietti, tema, tickets e molto altro ecco come muoversi nella sfera di cristallo

ancano ormai pochi giorni dall’inaugurazione ufficiale di Expo Dubai, un evento atteso dalla portata simbolica che punta riunire la comunità internazionale non solo sul piano del business.

ancano ormai pochi giorni dall’inaugurazione ufficiale di Expo Dubai, un evento atteso dalla portata simbolica che punta riunire la comunità internazionale non solo sul piano del business. Posticipato di un anno a causa della pandemia, con oltre 200 Paesi partecipanti, si tratterà della prima manifestazione in presenza dal richiamo globale (Olimpiadi di Tokyo a parte poiché svoltesi a porte chiuse), attesi più di 20 milioni di visitatori, malgrado lo spettro delle varianti. Un evento catalizzatore di affari, di turismo e curiosità, anche in virtù della grandezza della macchina organizzativa su cui lo sceicco, in perfetto stile emiratino, non ha badato a spese. Gli Emirati Arabi Uniti hanno una storia recente di importanti relazioni commerciali, evidenziate dal valore delle importazioni in costante aumento: secondo il Fondo Monetario Europeo, nel 2019 il Paese ha importato merci per circa 257 miliardi di euro, con un tasso di variazione positivo pari al 24%. Un Paese in crescita dagli obiettivi ambiziosi, con un governo più che determinato a rendere Dubai centro d’affari nevralgico per tutto il Medio Oriente, un hub regionale imprescindibile per le aziende che desiderano proiettarsi non solo sui mercati locali, ma anche su quelli dell’Africa orientale e dell’Asia meridionale. Con un Pil pari a 406 miliardi di dollari e con tasso di crescita stimato intorno al 2% su base annua, in molti guardano a Expo 2020 come a un vero e proprio trampolino per la ripartenza del made in Italy. Nel 2020 il valore dell’interscambio commerciale tra i due Paesi ha raggiunto gli 8,4 miliardi, con l’Italia all’ottavo posto in assoluto fra i partner commerciali degli Eau e il primo tra gli Stati membri dell’Ue. Per quanto riguarda le esportazioni e malgrado la crisi, l’Italia ha migliorato la sua posizione nel 2020, passando dall’undicesimo al nono posto tra i fornitori degli Eau, al secondo posto tra gli Stati Ue dopo la Germania. Il made in Italy copre negli Emirati una quota di mercato del 2,68%, e con circa 600 imprese italiane presenti sul territorio in diversi settori, il Paese emiratino rappresenta il primo mercato di sbocco dell’area Mena (vasta regione che si estende dall’Africa Nord-Occidentale fino all’Asia Sud-Occidentale), un mercato di riferimento per investire e fare affari.

Expo Dubai 2020: Connecting Minds, Creating the Future (prima esposizione realizzata nella regione del Medio Oriente, Africa e Asia meridionale e la prima ospitata da un paese arabo), si aprirà il primo ottobre 2021 e coinciderà con i festeggiamenti del Gold Jubilee, il 50° anniversario della Fondazione degli Emirati Arabi Uniti, la cui indipendenza venne sancita il 2 dicembre 1971. Secondo un rapporto indipendente pubblicato dalla società di consulenza globale Ey, le ricadute a lungo termine di Expo 2020 Dubai sul futuro degli Emirati daranno all’economia interna una spinta da 122,6 miliardi di Aed (33,4 miliardi di dollari) aggiungendo l’equivalente dell’1,5% al prodotto interno lordo nei primi sei mesi d’apertura. Per quanto riguarda l’Italia, uno studio del Politecnico di Milano stima che la partecipazione del nostro Paese all’esposizione, frutterà circa 1,6 miliardi di euro l’anno in termini di attrazione di investimenti, e di sviluppo del settore turistico per i tre/cinque anni successivi alla conclusione della manifestazione.

L’area del Golfo, la cui economia si è sviluppata grazie alle immense riserve petrolifere, grazie a importanti programmi nazionali di diversificazione economica rappresenta oggi un mercato ricco di opportunità per il made in Italy, dal food al turismo, dall’energetico alle infrastrutture, dal tessile alla gioielleria. Secondo le stime Ice i settori con maggior potenziale di crescita sul periodo 2019-2022 sono metallurgia (+5,8%), mezzi di trasporto (+7,3%), tessile e abbigliamento (+6,2%) e altra manifattura, tra cui gioielleria (+12,3%). Per Giovanni Bozzetti, fra i maggiori esperti in processi di internazionalizzazione verso il Medio Oriente, presidente di Efg Consulting (referente esclusivo per l’Italia della Dubai chamber of commerce and industry) e autore del libro Emirati: nulla è impossibile. Guida al nuovo centro mondiale del business: «Le opportunità sono moltissime in molteplici settori, il made in Italy è amatissimo negli Emirati Arabi Uniti. Gli emiratini hanno una propensione marginale all’acquisto di un prodotto italiano superiore del 30% rispetto all’acquisto di prodotti made in altri luoghi del mondo, perché ci amano, amano l’Italia. Gli Emirati sono il nuovo centro mondiale del business, il luogo ideale dove trasformare ogni sfida in opportunità. Anche grazie all’Expo gli Emirati potranno offrire lo slancio per la rinascita dell’economia Italiana.»

Uno dei principali settori italiani che punta ad aumentare le proprie esportazioni nel paese emiratino (+4% nel periodo 2018-2021, a 327 milioni di euro) è quello del tessile e dell’abbigliamento. Nel dettaglio, secondo i dati di Agenzia Ice su fonte Istat, nel 2020 l’export di abbigliamento, pur subendo la crisi, ha registrato una contrazione più contenuta di quanto non si potesse temere, con oltre 142 milioni (contro i 175 del 2019), quello di articoli in pelle ha superato i 140 milioni (186 nell’anno precedente) e quello dei prodotti tessili è stato di 31,5 milioni (41,25 nel 2019). Una popolazione giovane con una forte capacità di spesa, sostiene le vendite e mantiene vivo l’interesse per un made in Italy dall’alto cachet in fatto di stile. Il settore può contare su un reddito pro capite fra i più elevati al mondo, non solo tra la popolazione locale e ma anche tra la comunità di espatriati che rappresenta l’88% della popolazione residente, nonché sull’elevato numero di turisti, che si spera torneranno a popolare gli smisurati mega mall emiratini entro il 2022. Il ruolo di Dubai come nuova mecca del lusso è oramai fuori discussione, nella ricca capitale commerciale sono i marchi internazionali a dominare il mercato con il 95% dei brand più importanti del mondo già presenti. Più di tutto è l’oro a risplendere sotto il sole del deserto.

Nel primo trimestre del 2021 è stata proprio la domanda globale di gioielli in oro a trainare la ripresa dell’export del lusso con un +52% dopo il calo del 35% registrato nel 2020. Le imprese italiane, da sempre eccellenza del settore, con oltre 852 milioni di euro esportati lo scorso anno, hanno già messo a saldo nei primi mesi del 2021 un aumento del 17,7% in euro correnti e un +18,7% di tonnellate in oro verso gli Emirati confermandosi terzo fornitore degli Eau con l’8,59% delle quote di mercato. I Paesi arabi, dove la domanda è fortemente influenzata dal retroterra culturale degli acquirenti, sono storicamente un mercato innamorato del prezioso metallo, qui l’oro rappresenta un investimento sicuro oltre che un simbolo di status dal forte impatto sociale.

Nella regione del Golfo, gli Emirati Arabi Uniti meritano un’attenzione particolare, in virtù della loro posizione strategica rappresentano un mercato di sbocco importante per l’export italiano in tutto il mondo arabo, crocevia delle relazioni commerciali con Asia e Africa e porta d’accesso a numerosi mercati strategici. Con un regime commerciale fra i più favorevoli nel Golfo gli Eau sono 11° su 190 nella classifica dei migliori Paesi del mondo dove fare affari, una delle economie più floride dell’area, con una conseguente forte capacità di attrarre capitali esteri. In un Paese dove la critica al governo non è tollerata e dove i diritti dei lavoratori più umili restano sul filo del rasoio, il bagliore delle città sorte in una manciata di anni dalle sabbie del deserto, i progetti architettonici al limite dell’impossibile, lo stile di vita dorato e l’immensa ricchezza delle sue risorse sono riusciti ad ammaliare il mondo. Resta tenace la volontà del governo di primeggiare grazie allo sviluppo dell’economia non-oil con il potenziamento dei servizi finanziari, del turismo e con l’implementazione della National Innovation Strategy sotto il cappello della Uae Centennial 2071, visione strategica a lungo termine. Lanciata nell’ottobre del 2014 con un finanziamento governativo di circa quattro miliardi di dollari, la National Innovation Strategy mira a rendere gli Eau una delle nazioni più innovative al mondo, attraverso lo sviluppo di progetti ad alto valore aggiunto in particolare nei settori delle energie rinnovabili, della formazione e della sanità, senza dimenticare aerospaziale, infrastrutture, tecnologia e idrico.

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