Venezia 76, applausi a ‘J’accuse’ di Polanski. Dujardin: “Un grande film diretto da un regista-sciamano”

Louis Garrel, Emmanuelle Seigner e Jean Dujardin (afp)
Assente l’autore dopo le polemiche, il protagonista ha presentato il film sul caso Dreyfus con Louis Garrel e la moglie Emmanuelle Seigner: “Il senso di persecuzione che spesso si ritrova nelle sue opere viene dalla sua vita”

È il giorno di J’accuse – L’ufficiale e la spia, il film di Roman Polanski dedicato al caso Dreyfus. Dopo le polemiche dei giorni scorsi è arrivato il momento di parlare di cinema e della storia che questo film racconta, importante e ancora attuale, la storia di un innocente vittima di antisemitismo nella Francia di fine Ottocento. Sta al produttore italiano Luca Barbareschi sgombrare il campo da ogni riferimento alle accuse a Roman Polanski e alle dichiarazioni della presidente di giuria Lucrecia Martel: “Il passato è passato, noi vogliamo guardare solo al presente. Sono emozionatissimo, più di quanto potete mai immaginare di presentare questo progetto nato tanti anni fa con tanta fatica, ma di grande attualità. Vogliamo fare due premesse: non è presente Roman Polanski quindi risponderemo solo del film e lasciamo alle spalle tutto il resto. Questo non è un tribunale morale ma una Mostra che parla d’arte”.  
 


Applaudito il film in sala, applauditi gli interpreti in conferenza stampa, J’accuseracconta con precisione storica impressionante e ritmo da thriller politico quello che accadde al capitano dello stato maggiore Alfred Dreyfus, accusato di alto tradimento, condannato, degradato e deportato sull’isola del diavolo nella Guyana francese salvo poi – grazie all’intervento di Georges Picquart, altro ufficiale dell’esercito, e allo scrittore Emile Zola che scrisse il famoso ‘J’accuse’ e venne condannato a un anno di prigione – venire riconosciuto innocente dieci anni dopo.

Dreyfus è interpretato da Louis Garrel, mentre Picquart ha il volto di Jean Dujardin, reso celebre dal film muto in bianco e nero The Artist. “Avevo alcuni ricordi scolastici di questo personaggio, del famoso caso, ma si trattava di un ricordo nebbioso. Per prepararmi ho ascoltato Polanski, ho letto più volte la sceneggiatura, ho studiato. Ho affrontato il ruolo con il tempo, con molto pudore e anche dicendomi che la star del film era la storia e io ne dovevo essere al servizio proprio come Polanski, lui rispetta sempre quello che racconta. Auguro a tutti gli attori del mondo di lavorare con Roman, a volte sul set sa essere duro e tu sei frustrato ma poi come uno sciamano ti guida con la voce e si fanno grandi film”.


“Ogni dettaglio storico che si vede nel film è vero e questo mi ha appassionato – dice Louis Garrel – a 36 anni ho scoperto la vera storia che in Francia tutti conoscono ma senza conoscerla veramente. Un giorno sul set Polanski mi ha detto c’è qualcuno che vorrei conoscessi, mi aspettava una ragazza, era la pronipote di Alfred Dreyfus. A quel punto non potevo più recitare, lei mi ha raccontato che i figli di Dreyfus sono stati deportati durante la seconda guerra mondiale, anche la sua discendenza ha vissuto un inferno. È una storia francese terribile, ma vedendo il film per la prima volta una settimana fa ho provato una gioia vera quando alla fine del film la giustizia prevale. Mi ha ricordato un libro che ho letto a quindici anni in cui Tolstoj si chiedeva: che cosa è l’arte? Deve dare voglia di fare il bene”.  

Sull’attualità del film in un’Europa attraversata da nuovi antisemitismi è intervenuto il produttore francese Alain Goldman: “Il cinema come strumento di conoscenza degli eventi è una delle risposte più forti, un mezzo potente per poter gestire e risolvere l’ignoranza. Il caso Dreyfus è annunciatore di quello che è accaduto dopo, in particolare l’Olocausto, credo che i film con questa importanza possano far riflettere i nostri figli e un personaggio come quello di Picquard, vero eroe del caso Dreyfus, dà speranza alle generazioni future nella ricerca verso la verità”.  
 
A Venezia c’è anche la moglie di Polanski, Emmanuelle Seigner che nel film ha il ruolo dell’amante di Picquard: “Per me è difficile mettermi nei panni di Roman anche se oggi festeggiamo trent’anni di matrimonio. Posso dire però che il senso di persecuzione che spesso si ritrova nei suoi film viene dalla sua vita, dalla sua esperienza. Come regista è un uomo molto preciso, meticoloso con le inquadrature, le luci, ma lascia molta libertà agli attori. È il sesto film che facciamo insieme e solo ora comincio ad abituarmi al suo modo di girare, ma hai la sensazione di fare qualcosa di forte e bello quando giri insieme a lui”. Il film, distribuito in Italia da 01 Distribution, sarà nelle sale il 21 novembre.

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