Roma, verde senza manutenzione tra spot e fondi insufficienti

La lista dei progetti congelati. E dal Comune Sos all’ex assessora: “Qui sono spariti tutti”

Il grado di confusione con cui ieri il Campidoglio ha affrontato l’ennesima ecatombe di alberi è tutto nel messaggino che a metà pomeriggio ha illuminato il telefonino dell’ormai ex assessora all’Ambiente: “Gli alberi cadono come birilli, ci sono quattro morti nel Lazio. Da quando sei andata via sono spariti tutti” . La risposta di Pinuccia Montanari – non dovuta, un regalo inatteso per i tecnici capitolini – è stata immediata: “Chiudete le ville e i giardini, ditelo alla sindaca”. E così, alla fine, è stato. Il Campidoglio per oggi ha disposto la chiusura di parchi, ville storiche e cimiteri e dei musei che si trovano all’interno di villa Torlonia, villa Borghese e della villa di Massenzio.

Senso di responsabilità degli ex a parte, salvando il lavoro di chi si deve mettere ogni volta a lavorare sull’emergenza nella centrale operativa della Protezione Civile, la sensazione è che le modalità con cui il Comune si prende cura del suo verde siano tutte da rivedere. Pochi fondi, tanti spot social sullo sfalcio e procedure lente. Tutto ciò che non serve per riprendersi dal deficit manutentivo accumulato prima e dopo l’arrivo dei 5S in Campidoglio, negli anni di Mafia Capitale e in quelli a venire. Una mancata cura che ha portato a fine vita decine migliaia di arbusti senza soluzioni alternative.

Ieri i romani hanno vissuto ancora una volta il disagio sulla loro pelle. E sulle carrozzerie delle proprie auto. Da ieri mattina fino a sera sono crollati decine e decine di pini e loro simili. Uno si è schiantato su un taxi lungo viale Trastevere per poi segare la linea elettrica del tram. Gli altri a Monteverde, al Gianicolo, a Colli Aniene e all’Ardeatino, in via Casal del Marmo, tra Casalotti e Selva Candida, persino nel cimitero del Verano: qui e nel resto della città sono destinati a restare, a memoria del disastro e per chissà quanti mesi, tronchi ridotti a moncherini in generose quantità.

Un problema che, come si è detto, i residenti conoscono bene. Dal 2016 in poi sono stati abbattuti 9.111 alberi. In centro storico ne sono spariti mille e il conteggio è in continuo aggiornamento. Anche perché le contromisure latitano. Dal Campidoglio ieri ricordavano “i 4 milioni investiti per la cura del verde orizzontale e il monitoraggio avviato (ormai dall’inizio del mandato 5S, ndr) su 82 mila alberature”.

Ma i nuovi progetti, con le deleghe all’Ambiente affidate temporaneamente alla sindaca Virginia Raggi, sono al palo. Nel giorno in cui Pinuccia Montanari ha lasciato la giunta, il
Campidoglio avrebbe dovuto presentare il suo progetto per il restyling e la manutenzione di 20 tra parchi e ville. Lo stesso discorso vale per il piano di forestazione urbana: dal 2020, così si legge in un dossier dell’assessorato, il Comune dovrebbe investire tra i 3 e i 5 milioni di euro all’anno fino al 2025 e tra i 5 e 10 milioni dal 2025 al 2030 per la “piantumazione e gestione di circa 35 mila alberi ” in tutta la città. Un progetto che passerà nelle mani del successore di Pinuccia Montanari, sempre che ci sia ancora il tempo e la volontà di non lasciarlo naufragare.

Non si sa più nulla nemmeno dell’idea di eliminare gli alberi ormai senza prospettiva se non quella dell’abbattimento che corrono lungo le strade ad alto scorrimento. Non ditelo a chi ieri si è fatto strada a fatica tra i rami disseminati qui e lì sull’asfalto

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