L’export in Giappone traina i gioielli di Gianni Carità

Per Gianni Carità un primo quadrimestre 2018 positivo: per l’azienda campana di gioielleria le vendite nei primi quattro mesi sono cresciute del 20%, sopratutto in Italia e con buone performance anche in Giappone. «Frutto degli investimenti sostenuti – commenta Gianni Carità nell’ufficio all’interno del Tarì –. Negli anni della crisi abbiamo lavorato per spingere l’export e innovare il business. Ora comincia il trend positivo». Poi il cavaliere del lavoro precisa: «È mio obiettivo creare le premesse per lasciare le redini alla nuova generazione».

I suoi figli, Pierpaolo, Vincenzo e Giancarlo sono in azienda (rappresentano la quinta generazione) con compiti che vanno dall’amministrazione alle nuove linee prèt à porter, e ai nuovi canali di vendita online.

«Abbiamo investito su diversi fronti – continua il fondatore della cittadella dell’oro a Marcianise, di cui è rimasto alla guida fino al 2015 –. Abbiamo lavorato per rilanciare la gioielleria, con i brand Gianni Carità, che dopo essere stata messa da parte nei lunghi anni della crisi, ora sta riacquistando spazio, ma – precisa – non ha recuperato del tutto. Allo stesso tempo intendiamo mantenere in vita e alimentare con investimenti anche le linee Fogi, collezioni giovani, e Kemira, il marchio di bijoux».

Il presidio delle più prestigiose aree dello shopping di lusso è un’altra delle mosse recenti per i brand del gruppo: i gioielli del marchio napoletano sono a Tokyo nel quartiere Ginza, ma anche su Ponte Vecchio a Firenze, in piazzetta a Capri, nelle vie del lusso a Parigi, per citare solo alcuni casi. «Ogni mercato e ogni città sono diversi – riflette Carità –: i clienti più giovani danno grande soddisfazione sul prèt à porter. Le aree geografiche più avanzate apprezzano la creatività e l’alta gioielleria». Le novità in azienda non si fermano al prodotto e ai canali di vendita tradizionali. Gianni Carità con tutti i brand è presente sui social network (negli ultimi sei mesi i contatti sono cresciuti da 3mila a 40 mila); ha assunto export manager per dialogare con Giappone e Russia in primis e, in prospettiva, sbarcare in Cina.

Oggi l’azienda nata a Napoli e sviluppatasi a Caserta conta un organico diretto di 25 persone e un indotto, compreso nel Tarì, di altrettanti lavoratori. All’interno ci sono ufficio stile, approvvigionamento di materie prime e controllo qualità. Il resto è affidato alle piccole imprese della cittadella casertana.

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