Siamo tutti Flexitariani?

Aumenta il numero di chi, ad una rigida alimentazione vegetariana, preferisce uno stile misto che non esclude un piatto di carne. Sempre però guardando al benessere delle persone. E alla salute del Pianeta

di IRENE MARIA SCALISE

Si chiama Flexitarianesimo ed è il nuovo stile di vita per un italiano su tre. Di cosa si tratta? Un regime alimentare “misto” che permette di abbinare alle proteine vegetali anche le proteine animali. Una vera e propria rivoluzione rispetto alle molte rigidità sul tema: c’è infatti la possibilità di variare la propria alimentazione con gusti diversi ma  salvaguardando il benessere. Tra i precursori Paul McCartney che, da anni, porta avanti il progetto “Meat fre Monday” che propone un’alimentazione sostenibile tra chi fatica a rinunciare alla carne. Madrina del movimento Flexitarian è poi l’attrice Gwyneth Paltrow.

E’ possibile essere Flexitariani a diversi livelli: si parte dal livello principiante, che vede la rinuncia alla carne per 1-2 giorni alla settimana, passando per il livello intermedio, che prevede la rinuncia per 2-3 giorni alla settimana fino ad arrivare al livello esperto che vede 5 o più giorni di rinuncia. In Italia, secondo una ricerca del Garden Gourmet Flexitarian Hub, l’osservatorio sul mondo dei flexitariani, (condotta su circa 2500 italiani tra uomini e donne con metodologia WOA – Web Opinion Analysis) il 41% punta a variare la propria alimentazione con gusti diversi, il 24% vorrebbe preservare l’ambiente, il 37% non vuole trascurare la salute.  E sono in molti, tra i nutrizionisti, ad appoggiare la corrente. “L’alimentazione flexitariana è la vera dieta, quella che l’ecosistema ricerca. Possiamo dire che è la dieta della sostenibilità biologica – spiega Lucia Bacciottini, biologa nutrizionista, specialista in Scienze dell’alimentazione ed autrice del libro Flexitarian Diet – è una dieta vegetariana flessibile perché prevede la possibilità di inserire delle proteine animali alcune volte alla settimana. La base di questa alimentazione sono i vegetali, suddivisi in: ortaggi, cereali, legumi e semi. I legumi sono i protagonisti dell’apporto proteico, passando dai piselli alle fave, fino ai fagioli, ai ceci e alle lenticchie”.
Ad adeguarsi al Flexitarianesimo, oggi, sono il 56% delle donne. Ma anche il 41% degli uomini lo guarda con simpatia. Il 29% dei praticanti ha tra i 40 e i 50 anni, mentre un buon 14% è composto da giovani tra i 20 e i 30 anni. Che tipo di piatti scelgono esattamente?  Generalmente si tratta dei piatti tipici della cucina vegetariana, con l’aggiunta di qualche pasto di carne. Le ricette sono trovate online (28%), in libri specializzati (22%) o su delle app (16%) come Ivegetariano, It is vegan e I’m hungry. Anche al ristorante è sempre più semplice mangiare green. A Londra è molto diffusa la catena di fast food vegetariana Veggie Pret. E se a Parigi lo chef Valerian prepara quotidianamente hamburger vegetariani, in Italia c’è il ristorante Joia delle chef Pietro Leman che si è meritato la prima stella Michelin del settore

fonte: http://www.repubblica.it/rclub/benessere/2017/09/21/news/siamo_tutti_flexitariani_-176107057/

 

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